Shara si racconta alla redazione di Musicamagazine [INTERVISTA]

Vento del Sud” versione 2019 uscito a Dicembre ha delle sonorità che si rifanno ai mitici anni ’80 mixate con note più attuali dal tocco nord europeo. Anche il videoclip si rifà allo stile dei mitici ’80 con la scelta del look moda, i colori ed il cuore sacro realizzato con i mattoncini Lego. Questi elementi hanno da sempre affascinato Shara che da bambina giocava proprio con i Lego ma guardava affascinata e curiosa le sorelle più grandi delle sue compagne di classe che andavano matte per artisti dell’epoca come i Duran Duran, Madonna o George Michael…il tutto condito dall’esplosione dei videoclip colorati e pieni di vita tipici di quel periodo.

Shara ha fatto un lungo e ricco percorso fin da quando a 12 anni capisce che la musica è la sua vita.

Comincia a studiare canto e solfeggio e successivamente educazione vocale, dizione, recitazione, danza e mimo. Tra il 1998 ed il 2000 collabora con diverse bands emergenti esibendosi in diversi locali e discoteche d’Italia con un repertorio musicale esclusivamente straniero che spazia dal pop al rock, al blues, fino ad arrivare al funky ed alla dance e non ultimo riesce a collaborare con diverse radio napoletane ed alcune emittenti televisive locali.

Nel 2000 si presenta una svolta importantissima per lei, poiché nasce la collaborazione con il musicista e produttore Luca Stendardo con il quale Shara trova sintonia perfetta per i suoi progetti musicali, fondendo insieme perfettamente pop, rock e musica etnica.  A cavallo tra il 2004 ed il 2005 finalizzano insieme il primo album “Pranava Rainbow” , un disco che mette in risalto il passaggio artistico ma anche umano che Shara ha intrapreso cantando inizialmente con gruppi gospel (la musica dell’anima per eccellenza) per convogliare poi nell’interesse alle filosofie orientali ed alle dottrine mistiche dei guru indiani, grazie anche ad un viaggio intrapreso in India.

Shara oltre che portare con sé tutto il fascino delle esperienze vissute come donna e come artista, è un personaggio che nonostante alcuni trascorsi all’estero, in particolare a Londra, è ritornata in Italia per dedicarsi a progetti che le stanno a cuore, come quello della tutela della cultura, delle tradizioni e dei prodotti del Sud Italia. Il suo impegno si concretizza nel 2011 con il progetto Terronian Project, che avrà come prima iniziativa un grande evento, il Terronian Festival con protagonisti i personaggi, le idee e i prodotti d’eccellenza di origine meridionale, poi classificati con il premio Eccellenze del Sud.

Questo premio è un simbolo di riconoscenza sia a personaggi noti che hanno reso lustro alle terre del Sud ma anche a imprenditori poco conosciuti provenienti da diversi settori, che con il loro sapiente lavoro apportano “valore” e rendono migliori i territori meridionali.

Grazie al grande successo di questo premio, Shara promuove nuove attività ed iniziative con l’intento sempre più forte e vivo di dar voce al Sud, segnalando tutte le realtà positive che operano quotidianamente a favore dello sviluppo del Mezzogiorno d’Italia. E’ proprio il caso di dire che il “Vento del Sud” soffia forte e costante e Shara ne è il soffio principale.

Quando inizi ad appassionarti al mondo della musica?

Fin da piccola. Ho sempre sentito una forte attrazione verso il mondo delle 7 note, quando vedevo degli strumenti musicali non potevo fare a meno di avvicinarmi e, se nessuno mi vedeva, cercavo sempre a mio modo di farli suonare. A 12 anni ho fatto la mia prima esperienza in sala di registrazione e, sempre in quel periodo, iniziai a prendere lezioni di chitarra. Però è sempre stato il pianoforte ad aver suscitato in me un forte fascino, mia nonna ne possedeva uno antico ed ogni qual volta andavo a trovarla era per me tappa fissa chiudermi nella stanza del piano per cercare di dar vita a melodie sconosciute e scoprire tra i tasti quelle più note da poter cantare.

Il tuo rapporto con i social?

Quotidiano. Mi piace interagire con chi segue le mie attività. È un modo per comunicare anche con coloro che sono molto distanti da me, magari dall’altra parte del globo. Il secolo scorso è stato segnato dalla tv, questo, invece, è senz’altro il tempo dei social network. C’è chi demonizza questo modo di comunicare, l’importante è non cadere nella dipendenza da “social chat” e sapere che il mondo reale non è quello che troviamo in rete.

E’ uscito Vento del Sud, di cosa parla il testo?

In questa canzone ho voluto comunicare il forte bisogno di cambiamento di cui abbiamo bisogno qui a Sud. Ho scelto il vento in quanto simbolo del cambiamento per antonomasia come ci insegnano gli antichi. In Vento del Sud c’è un forte appello che viene rivolto all’ascoltatore: Il cambiamento è già in atto in quanto è presente sotto forma di desiderio dentro di noi. Per poterlo attuare bisogna credere nei nostri sogni, nella forza della nostra anima e soprattutto nell’unione tra le persone perché quello è il vero potere che è capace di tramutare ogni cosa. Non a caso comincio il mio canto intonando queste parole: “Oltre i confini di ogni distanza esiste il regno dell’alleanza. Crollando i muri svanisce il terrore e vive quel sogno che ci unisce già.”


Un tuo personale giudizio sulla discografia attuale?

Non credo che al momento sia interessata a tirar fuori artisti che hanno realmente qualcosa da dire, quel qualcosa che ti fa definire “artista” una persona tra mille.

Come definiresti la tua musica? 

Animica. Se volgo lo sguardo al mio primo album “Pranava Rainbow” non posso fare a meno di definirla così. Da lì per me è partito un vero e proprio percorso sia in termini musicali che di ricerca interiore e quel viaggio nell’anima è continuato anche col progetto legato all’EP Vento del Sud pubblicato nel 2016. Il messaggio contenuto in quest’ultimo è per me di estrema importanza, parla dell’identità e del valore della mia terra d’origine, ho così voluto sottolinearne il valore intrinseco provando a veicolarlo attraverso altre sonorità che ho riproposto quest’anno con un mini EP che ha volutamente mantenuto lo stesso titolo del lavoro precedente.